Tutto iniziò...
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Tutto iniziò...
E rieccoci, dopo un’altra estate passata ad attendere. Lo sapevo che non avrei dovuto rispondere al
telefono eppure, anche questa volta, per il quindicesimo anno di fila, non ho resistito. L'amore è
troppo. L'astinenza fa male, mi strazia le carni e mi stordisce la mente. Maledetta passione, che ti fa
fare e dire tutto ciò che la mente non vorrebbe. La passione è così, cinica, voluttuosa, morbosa,
unica in quanto tale: tanto ti toglie, quanto ti dà.
Basta così: anche stavolta non opporrò resistenza. Spesso la mia dedizione non è stata ripagata a
dovere, ma quando arriva il momento, è tutto inutile: disgiungo il cuore dalla mente. D'altro canto,
com'è che si dice? Che la passione fa sovente un pazzo dell'uomo più abile e rende spesso abili i più
sciocchi.
"Come va? Allora quest'anno? Tutto OK, tutto come al solito? A casa tua o del Puzzone? No, nessun
giornale, ho la lista di Fantagazzetta...Niente casino però, stavolta si comincia alle 7...non voglio
fare le 4, come l'anno scorso. No, non voglio sentire ragioni: devi esserci, niente scuse. Sono 15
anni che il Fantacampionato va avanti, e non puoi mancare proprio tu. Siamo amici? Giochiamo
insieme, sempre gli stessi, da quindici anni? E allora non puoi mollarci proprio ora. Oh, così va
bene. Allora venerdì sera, dal Puzza, alle 7. Chi fa tardi, s'attacca. Noi cominciamo. Le birre le
portiamo noi, si, vai tranquillo. ‘Asta’ la vista..”.
Non potevo mancare. Sono davvero quindici anni che io, Nicco, Pizza, Fabio, il Puzzone, e gli altri ci
ritroviamo a fare l’asta. Grazie a quel gioco ci siamo conosciuti, e siamo diventati inseparabili. E con
esso siamo cambiati, cresciuti, invecchiati insieme. Ed è cambiato anche lui, sì, il gioco del gioco del
calcio, insieme a noi.
Ancora ricordo quando, da bambini, con Nicco ci mettevamo davanti alla TV a guardare la Clerici e
Antonio Giuliani condurre quel programma di cui non capivamo nulla. Si chiamava proprio
'Fantacalcio', se non ricordo male.
Oddio, io guardavo le tette della Clerici, ma che c’entra: mi piaceva l'idea. Quel nome - sibillino e al
contempo capace di sprigionare magnitudo - di cui, ai tempi, nessuno conosceva il significato. Noi
s'è cominciato a farlo pochi anni dopo, nel '94, è vero... avevo ancora i capelli con la riga, e gli
occhiali da secchione.
Eravamo precursori dei tempi, piccoli geni incompresi, futuri membri della classe dirigente della
società. Fanta-classe dirigente, ça va sans dire. I voti li prendevamo dal Televideo: mica ogni lunedì
c'avevamo una Montessori da spendere, preferivamo investirli in una confezione da tre di ovetti con
la sorpresa.
La prima asta è ormai roba di qualche era fa. Eravamo solo in quattro: io, Fabio, Nicco e il Pizza.
Eravamo tutti stati infoiati da uno strano morbo, quello dei Mondiali di calcio. Oltre che dalle tette
della Clerici, è ovvio, che comunque il loro contributo lo diedero eccome.
Un'infatuazione giovanile che tiene fredda la mente, ma che al contempo riscalda l'anima,
un'esplosione di libertà, mista a rincuorante onnipotenza. Il tutto intriso di quanto di meglio
potessimo disporre noi quindicenni: la voglia di giocare.
Il fantacampionato, come il calcio, lascia in chi li gioca una particolare vibrazione, che ci si porta
appresso per tutta la vita. La stessa, unica, morbida sensazione che rivedo ancora oggi, intatta,
negli occhi di mio padre, quando guarda Novantesimo Minuto. Gli occhi sgranati ed il naso arricciato
che di quella vibrazione sono semplice e pura somatizzazione. E dire che papà si accontenta del
calcio, un’asta nemmeno l’ha mai fatta: non sa cosa si perde. Eppure, ai suoi tempi, sarei pronto a
scommetterci, avrebbe pagato pur di potersi contendere il cartellino di Paolino Pulici con gli amici.
E ancora me la ricordo quella mia prima asta, tutti insieme nella soffitta di Fabio: la nostra tana, il
nostro posto sicuro, tra il fumo delle prime sigarette che ci faceva da placenta. Lì eravamo liberi di
fare, dire, pensare quello che volevamo. Anche di fingerci manager del dorato mondo del calcio.
Nicco sbraitava, Fabione sudava, Pizza segnava, io sognavo.
Da quel giorno in avanti, non ci fermammo più, per anni. Aumentavamo di numero, ma eravamo gli
stessi di sempre. Sempre insieme, sempre uguali, sempre a Giocare al gioco del gioco del calcio. E
intanto noi cambiavamo, ed il Gioco cambiava con noi. A noi cresceva la barba, e lui si alterava con
il valore aggiunto degli assist, noi diventavamo studenti universitari, e lui si muniva del modificatore
della difesa. Chissà se siamo invecchiati meglio noi o Lui.
Questo gioco mi ha fatto cambiare. Quando, durante l’asta di qualche anno fa, decisi di puntare
tutto su quel ragazzino dalla faccia pulita e dal nome sporco, chissà quale Musa fece capolino tra i
meandri della mia mente. Fu lì che capii che, ogni tanto, bisogna affidarsi alla parte irrazionale di
noi stessi. Pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all'ispirazione: da allora, ho
sempre delegato alla mia metà illogica una bella porzione delle mie scelte.
Oggi andiamo tutti per i trenta, ma la voglia di Giocare, quella, non ce la toglierà mai nessuno. E
venerdì sera tutto andrà avanti, con le nostre quattro ‘esse’: sudare, segnare, sbraitare, sognare.
Esattamente come quindici anni fa, consapevoli che bambini vogliamo rimanere, e che nulla ci
obbliga a cambiare modo di affrontare la vita. Per quelli come noi, che al gioco ed all’amicizia
ancora credono con originario candore, cambiare sarebbe come cercare di scrivere nella neve
durante una tormenta: inutile.
* * * * *
Il fatidico momento è arrivato, tra poco cominceremo l’asta, tutti insieme, uniti da una fraterna
amicizia, e divisi da una sana rivalità tra fantallenatori. Adesso cominceranno a prendermi in giro
per i risultati dell’anno scorso: tutto come previsto, ma è giusto così.
Lo sfottò è parte integrante di questo mondo, almeno quanto l’ironia lo è della vita: la libertà
comincia dall’ironia. E noi, soprattutto ora, tra queste quattro mura, tra la birra ed i posacenere già
mezzi pieni, liberi lo siamo, eccome.
L’asta è cominciata. Ora servirebbe un colpaccio: un centrocampista in grado di assicurarmi una
decina di gol, una sorpresa, lo voglio sconosciuto, meglio se dal nome impronunciabile, mi ci vuole
una chicca.
E questo chi è? Cavolo, mi ispira. Se solo sapessi qualcosina in più su di lui. Mi ci vorrebbe una
mano. Questa è una delle poche occasioni in cui non posso chiedere aiuto agli amici… ma certo, la
‘Guida all’asta’ di Fantagazzetta !
“Sii cauto nell'accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di
nostalgia: dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la
vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quello che vale. Ma accetta il consiglio…Per
questa volta".
Si, lo prendo. Metti che l’abbia trovato io il nuovo Kakà del fantacampionato, anche grazie alla
guida, è ovvio. Intanto l’asta sta finendo. Anche stavolta sono stato benissimo: mi aspetta un altro
anno, di calcio, di gioco, e d’amicizia. Le piccole cose della vita, che me la rendono grandiosa.
E tra queste c’è pure il gioco del gioco del calcio. Un gioco al quadrato, praticamente. Che tiene
vivo il bambino che è in me, e mi titilla la mente con le sue mille sfaccettature. Il calcio, immerso
nella fantasia, come il suo nome lascia evincere. È proprio la fantasia che lo rende unico.
Non serve nulla di particolare per goderne: qualche regola, la passione, qualche amico e tanta
fantasia. Sarà anche per questo che ci fa rimanere bambini. Perché, come i bambini, continuiamo a
divertirci con poco. Ed a differenza dei grandi, che cercano il nulla in tutto, ci aiuta a imparare a
trovare il tutto nel nulla.
L’incantesimo è ricominciato: il lunapark più bello del mondo – dopo il calcio – ha riaperto i battenti.
Il biglietto per le giostre, nella veste di questo e-book, per noi Peter Pan del nuovo millennio,
ancora una volta è gratis. E che la purezza dei nostri animi di bimbo sia con noi. Quando il gioco si
fa puro, i puri cominciano a giocare. Benvenuti a bordo.
telefono eppure, anche questa volta, per il quindicesimo anno di fila, non ho resistito. L'amore è
troppo. L'astinenza fa male, mi strazia le carni e mi stordisce la mente. Maledetta passione, che ti fa
fare e dire tutto ciò che la mente non vorrebbe. La passione è così, cinica, voluttuosa, morbosa,
unica in quanto tale: tanto ti toglie, quanto ti dà.
Basta così: anche stavolta non opporrò resistenza. Spesso la mia dedizione non è stata ripagata a
dovere, ma quando arriva il momento, è tutto inutile: disgiungo il cuore dalla mente. D'altro canto,
com'è che si dice? Che la passione fa sovente un pazzo dell'uomo più abile e rende spesso abili i più
sciocchi.
"Come va? Allora quest'anno? Tutto OK, tutto come al solito? A casa tua o del Puzzone? No, nessun
giornale, ho la lista di Fantagazzetta...Niente casino però, stavolta si comincia alle 7...non voglio
fare le 4, come l'anno scorso. No, non voglio sentire ragioni: devi esserci, niente scuse. Sono 15
anni che il Fantacampionato va avanti, e non puoi mancare proprio tu. Siamo amici? Giochiamo
insieme, sempre gli stessi, da quindici anni? E allora non puoi mollarci proprio ora. Oh, così va
bene. Allora venerdì sera, dal Puzza, alle 7. Chi fa tardi, s'attacca. Noi cominciamo. Le birre le
portiamo noi, si, vai tranquillo. ‘Asta’ la vista..”.
Non potevo mancare. Sono davvero quindici anni che io, Nicco, Pizza, Fabio, il Puzzone, e gli altri ci
ritroviamo a fare l’asta. Grazie a quel gioco ci siamo conosciuti, e siamo diventati inseparabili. E con
esso siamo cambiati, cresciuti, invecchiati insieme. Ed è cambiato anche lui, sì, il gioco del gioco del
calcio, insieme a noi.
Ancora ricordo quando, da bambini, con Nicco ci mettevamo davanti alla TV a guardare la Clerici e
Antonio Giuliani condurre quel programma di cui non capivamo nulla. Si chiamava proprio
'Fantacalcio', se non ricordo male.
Oddio, io guardavo le tette della Clerici, ma che c’entra: mi piaceva l'idea. Quel nome - sibillino e al
contempo capace di sprigionare magnitudo - di cui, ai tempi, nessuno conosceva il significato. Noi
s'è cominciato a farlo pochi anni dopo, nel '94, è vero... avevo ancora i capelli con la riga, e gli
occhiali da secchione.
Eravamo precursori dei tempi, piccoli geni incompresi, futuri membri della classe dirigente della
società. Fanta-classe dirigente, ça va sans dire. I voti li prendevamo dal Televideo: mica ogni lunedì
c'avevamo una Montessori da spendere, preferivamo investirli in una confezione da tre di ovetti con
la sorpresa.
La prima asta è ormai roba di qualche era fa. Eravamo solo in quattro: io, Fabio, Nicco e il Pizza.
Eravamo tutti stati infoiati da uno strano morbo, quello dei Mondiali di calcio. Oltre che dalle tette
della Clerici, è ovvio, che comunque il loro contributo lo diedero eccome.
Un'infatuazione giovanile che tiene fredda la mente, ma che al contempo riscalda l'anima,
un'esplosione di libertà, mista a rincuorante onnipotenza. Il tutto intriso di quanto di meglio
potessimo disporre noi quindicenni: la voglia di giocare.
Il fantacampionato, come il calcio, lascia in chi li gioca una particolare vibrazione, che ci si porta
appresso per tutta la vita. La stessa, unica, morbida sensazione che rivedo ancora oggi, intatta,
negli occhi di mio padre, quando guarda Novantesimo Minuto. Gli occhi sgranati ed il naso arricciato
che di quella vibrazione sono semplice e pura somatizzazione. E dire che papà si accontenta del
calcio, un’asta nemmeno l’ha mai fatta: non sa cosa si perde. Eppure, ai suoi tempi, sarei pronto a
scommetterci, avrebbe pagato pur di potersi contendere il cartellino di Paolino Pulici con gli amici.
E ancora me la ricordo quella mia prima asta, tutti insieme nella soffitta di Fabio: la nostra tana, il
nostro posto sicuro, tra il fumo delle prime sigarette che ci faceva da placenta. Lì eravamo liberi di
fare, dire, pensare quello che volevamo. Anche di fingerci manager del dorato mondo del calcio.
Nicco sbraitava, Fabione sudava, Pizza segnava, io sognavo.
Da quel giorno in avanti, non ci fermammo più, per anni. Aumentavamo di numero, ma eravamo gli
stessi di sempre. Sempre insieme, sempre uguali, sempre a Giocare al gioco del gioco del calcio. E
intanto noi cambiavamo, ed il Gioco cambiava con noi. A noi cresceva la barba, e lui si alterava con
il valore aggiunto degli assist, noi diventavamo studenti universitari, e lui si muniva del modificatore
della difesa. Chissà se siamo invecchiati meglio noi o Lui.
Questo gioco mi ha fatto cambiare. Quando, durante l’asta di qualche anno fa, decisi di puntare
tutto su quel ragazzino dalla faccia pulita e dal nome sporco, chissà quale Musa fece capolino tra i
meandri della mia mente. Fu lì che capii che, ogni tanto, bisogna affidarsi alla parte irrazionale di
noi stessi. Pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all'ispirazione: da allora, ho
sempre delegato alla mia metà illogica una bella porzione delle mie scelte.
Oggi andiamo tutti per i trenta, ma la voglia di Giocare, quella, non ce la toglierà mai nessuno. E
venerdì sera tutto andrà avanti, con le nostre quattro ‘esse’: sudare, segnare, sbraitare, sognare.
Esattamente come quindici anni fa, consapevoli che bambini vogliamo rimanere, e che nulla ci
obbliga a cambiare modo di affrontare la vita. Per quelli come noi, che al gioco ed all’amicizia
ancora credono con originario candore, cambiare sarebbe come cercare di scrivere nella neve
durante una tormenta: inutile.
* * * * *
Il fatidico momento è arrivato, tra poco cominceremo l’asta, tutti insieme, uniti da una fraterna
amicizia, e divisi da una sana rivalità tra fantallenatori. Adesso cominceranno a prendermi in giro
per i risultati dell’anno scorso: tutto come previsto, ma è giusto così.
Lo sfottò è parte integrante di questo mondo, almeno quanto l’ironia lo è della vita: la libertà
comincia dall’ironia. E noi, soprattutto ora, tra queste quattro mura, tra la birra ed i posacenere già
mezzi pieni, liberi lo siamo, eccome.
L’asta è cominciata. Ora servirebbe un colpaccio: un centrocampista in grado di assicurarmi una
decina di gol, una sorpresa, lo voglio sconosciuto, meglio se dal nome impronunciabile, mi ci vuole
una chicca.
E questo chi è? Cavolo, mi ispira. Se solo sapessi qualcosina in più su di lui. Mi ci vorrebbe una
mano. Questa è una delle poche occasioni in cui non posso chiedere aiuto agli amici… ma certo, la
‘Guida all’asta’ di Fantagazzetta !
“Sii cauto nell'accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di
nostalgia: dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la
vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quello che vale. Ma accetta il consiglio…Per
questa volta".
Si, lo prendo. Metti che l’abbia trovato io il nuovo Kakà del fantacampionato, anche grazie alla
guida, è ovvio. Intanto l’asta sta finendo. Anche stavolta sono stato benissimo: mi aspetta un altro
anno, di calcio, di gioco, e d’amicizia. Le piccole cose della vita, che me la rendono grandiosa.
E tra queste c’è pure il gioco del gioco del calcio. Un gioco al quadrato, praticamente. Che tiene
vivo il bambino che è in me, e mi titilla la mente con le sue mille sfaccettature. Il calcio, immerso
nella fantasia, come il suo nome lascia evincere. È proprio la fantasia che lo rende unico.
Non serve nulla di particolare per goderne: qualche regola, la passione, qualche amico e tanta
fantasia. Sarà anche per questo che ci fa rimanere bambini. Perché, come i bambini, continuiamo a
divertirci con poco. Ed a differenza dei grandi, che cercano il nulla in tutto, ci aiuta a imparare a
trovare il tutto nel nulla.
L’incantesimo è ricominciato: il lunapark più bello del mondo – dopo il calcio – ha riaperto i battenti.
Il biglietto per le giostre, nella veste di questo e-book, per noi Peter Pan del nuovo millennio,
ancora una volta è gratis. E che la purezza dei nostri animi di bimbo sia con noi. Quando il gioco si
fa puro, i puri cominciano a giocare. Benvenuti a bordo.
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